Riforma pensioni 2016: le lavoratrici chiedono l’opzione donna

Riforma pensioni 2016: le lavoratrici richiedono la proroga dell’opzione donna

La prossima settimana si annuncia cruciale per le decisioni del Governo in merito alla riforma del sistema previdenziale italiano. Sono molti infatti i lavoratori che ancora pagano le conseguenze della legge Fornero, prime su tutte le donne, che nel giro di 4 anni si sono viste aumentare l’età pensionabile da 61 anni a 63 anni e 6 mesi.

Per richiedere un accesso alla pensione più agevolato molte lavoratrici si sono coalizzate creandola pagina Facebook “Opzione Donna Proroga al 2018”. Queste chiedono la proroga del regime sperimentale Opzione Donna, che consente il pensionamento con 57 anni di età e 35 di contributi. Se la manovra non venisse inclusa nelle modifiche alla legge 214/2011 infatti le condizioni imposte alle lavoratrici per l’accesso alla pensione potrebbero persino peggiorare.

Riforma pensioni 2016 con opzione donna: i vantaggi per il mercato del lavoro

Secondo le portavoce del gruppo, intervistate da UrbanPost, l’esenzione dell’opzione donna consentirebbe il ricambio generazionale della classe lavoratrice con la conseguente riduzione del tasso di disoccupazione giovanile, che nel 2014 ha toccato il 42,6% (il livello più alto registrato dall’inizio delle serie storiche, nel 1977).

Sempre a detta delle lavoratrici del gruppo Facebook, la proroga dell’opzione donna fungerebbe anche da ammortizzatore sociale, permettendo alle aziende in crisi di mandare in pensione le loro impiegate invece di ricorrere ad ammortizzatori sociali come la cassa integrazione.

In merito alle recenti dichiarazioni del ministro Padoan, secondo cui l’accesso alla pensione dovrebbe essere legato soprattutto all’età anagrafica, le signore di “Opzione Donna Proroga al 2018” si trovano in netto disaccordo. Non si può pensare che un lavoratore di 57 anni con 37 o 40 anni di contributi, debba continuare a lavorare per altri 10 anni per raggiungere il requisito di età.

Riforma pensioni 2016: la proposta shock delle lavoratrici

Per quanto ci riguarda- continuano- se il governo deciderà di voler adottare una nuova forma di Opzione Donna con l’aumento del requisito anagrafico, l’età pensionabile dovrà essere al massimo di 60 anni. Ipotizzare un’uscita a 62/63 anni è completamente assurdo e comporterebbe un peggioramento delle condizioni attuali. Governo, Parlamento e Commissioni Lavoro devono sapere che non faremo prendere in giro.

E se dovessero mancare i fondi? Allora ci facciano almeno decidere come investire i nostri contributi previdenziali. È questa la proposta shock delle lavoratrici: basta trattenute previdenziali dagli stipendi.

Abbiamo già inviato una lettera al Presidente Mattarella e aspettiamo una risposta, ma per il futuro prossimo, sono in programma molte altre iniziative. Quello che ci auguriamo- concludono- è che la nostra istanza venga accolta, e soprattutto che i politici italiani si rendano conto che non è possibile ragionare di pensioni solo sulla base di conti ragionieristici.

 

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