Oggi come oggi sono diverse le persone, più o meno giovani, che, rimasti senza un'occupazione, richiedono la Naspi, ossia l'indennità di disoccupazione.
Alla luce di ciò è bene sapere che anche i periodi durante i quali si percepisce la Naspi contribuiscono a raggiungere la pensione poiché il lavoratore ha diritto all’accredito dei contributi figurativi direttamente dall’Inps, necessari sia ai fini del diritto sia alla misura della pensione.
Quindi diversi cittadini vicini alla pensione e rimasti senza lavoro spingono per saper quale sia la scelta migliore per salvaguardare l’importo dell’assegno.
Calcolo Pensione e Naspi
La Naspi permette di ottenere una copertura contributiva per quanto riguarda il diritto e il calcolo della pensione. Ecco un esempio pratico: se un dipendente privato è stato licenziato con procedura collettiva a 62 anni, dopo aver versato 41 anni e 10 mesi di contributi, con la risoluzione consensuale egli avrebbe diritto alla Naspi. Tuttavia è una scelta conveniente? É necessario comprendere quale sarebbe l’impatto sulla pensione futura.
In questo caso specifico la Naspi permetterebbe di raggiungere la pensione anticipata coprendo i contributi mancanti per arrivare al requisito richiesto fino alla fine del 2018, ossia di 42 anni e 10 mesi. Quindi applicando il meccanismo di neutralizzazione riferito al metodo di calcolo retributivo, l’assegno pensionistico non subirebbe decurtazioni a causa della Naspi in riferimento alla quota retributiva. Tuttavia ciò potrebbe non valere per tutti i casi.
Su quali pensioni incide la Naspi?
Dopo la panoramica proposta, ci si continua a chiedere quali siano gli assegni pensionistici che rischiano di diminuire a causa della Naspi.
Per la maggior parte dei lavoratori non si avranno effetti negativi, poiché la media degli stipendi dei contribuenti che richiedono la Naspi si colloca intorno ai 1.500 euro (quindi sotto dei 1820 euro previsti).
Quindi questa cifra viene trasformata in contribuzione figurativa senza determinare effetti negativi a livello pensionistico.
Naspi e diritto alla pensione
Per quanto concerne il diritto alla pensione, i contributi figurativi sulla disoccupazione sono utili:
- a raggiungere la pensione di vecchiaia poiché servono almeno 20 anni di contributi, 66 anni e 7 mesi di età per gli uomini e le dipendenti pubbliche, 65 anni e 7 mesi per le dipendenti del settore privato, 66 anni e 1 mese per le lavoratrici autonome);
- a raggiungere la pensione anticipata, ossia 41 anni e 10 mesi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini e almeno 35 anni devono essere di contribuzione effettiva e non figurativa.
Naspi e misura della pensione
Per quanto riguarda la misura della pensione, se la retribuzione pensionabile è elevata, questa potrebbe essere abbassata dai contributi figurativi sulla Naspi.
La contribuzione figurativa Naspi può essere riconosciuta entro un limite di retribuzione posto a un massimo di 1.820 euro. I contributi figurativi sulla disoccupazione non si basano sempre sull’imponibile medio del lavoratore, ma solo entro una specifica soglia limite.
Calcolo Contributi Figurativi sulla Naspi: come fare?
Quando si calcolano i contributi figurativi per i periodi di Naspi è necessario individuare l’imponibile medio mensile riferito agli ultimi 4 anni. A questo punto le possibilità sono due:
se l’imponibile medio è inferiore a 1.820 euro mensili (al massimale Naspi) per determinare i contributi figurativi bisogna moltiplicare l’imponibile per l’aliquota contributiva vigente (attualmente il 33%);
se l’imponibile medio è superiore a 1.820 euro, questo va ridotto fino a tale cifra, diventando pari a 1.820 euro mensili, e i contributi vanno calcolati moltiplicando l' ammontare per l’aliquota contributiva. Il periodo viene neutralizzato per non peggiorare il calcolo pensione, nel caso in cui la retribuzione pensionabile risultasse abbassata dal periodo di disoccupazione.