Calcolo pensione minima, i parametri di riferimento

Come funziona il calcolo pensione minima?

Le pensione è computata in forma contributiva e ciò implica la percezione di somme mensili che possono essere persino inferiori a 500 euro. Cifre che si pongono quindi al di sotto del “minimo vitale”. In questi casi interviene lo Stato con una pensione minima, operando una integrazione delle cifre previste.

Ma com’è computata la pensione minima? Eseguire il calcolo generale della pensione minima è molto difficile, se non del tutto impossibile. Si tratta infatti di un criterio che cambia ogni anno ed è definito dall’Ente erogatore, considerando vari fattori, tra cui il tasso di inflazione.

Nel 2013, ad esempio, l’importo minimo corrispondeva a 495,43 euro. In rapporto a questo parametro possiamo così appurare se la pensione minima ci spetti o meno, in rapporto al proprio reddito. Il reddito da valutare è solo quello che è sottoposto all’Irpef, e non sono considerati altri fattori, come l’invalidità civile, rendite Inail, una casa di proprietà o altro ancora.

Alcuni esempi di calcolo pensione minima

In generale sono considerate due differenti situazioni: quelle per persone singole e quelle per persone in coppia. In quest’ultima eventualità il reddito fa cumulo e va computato come unione di quello dei due coniugi.

In entrambe le situazioni abbiamo tre eventualità: integrazione totale, parziale o completamente inesistente. Facciamo un esempio pratico. Se valutiamo il calcolo della pensione minima per il 2013 (corrispondente a 495,43 euro), alle persone singole è attribuito per intero nel caso in cui ci sia un reddito inferiore a 6441 euro/anno. Per le coppie il limite è di 19322 euro/anno.

 

Maggiori informazioni qui:
Ti è piaciuto l'articolo? Sei rimasto soddisfatto? Aiutaci a far crescere il portale clicca qui: