Pensioni precoci: l’ostacolo è il taglio delle tasse
Potremmo immaginare la finanza pubblica come una coperta. Nel caso dell’Italia, una coperta troppo corta. I vincoli sono tanti, le risorse effettivamente disponibili poche. Numerose sono invece le questioni sul tavolo. Due stanno tenendo banco in questa estate. Da un lato, il taglio delle tasse; dall’altro, la riforma delle pensioni.
A dire il vero, ad aggiungere carne al fuoco circa l’aspetto fiscale è stato nei giorni passati Matteo Renzi. Il premier ha rilanciato il suo patto personale con gli italiani, che prevede, con uno stile un po’ berlusconiano, un clamoroso taglio delle tasse. Peccato che, alla luce della penuria di risorse, l’ottimismo innescato da questo annuncio sia stato smorzato dai “2+2” di alcuni politici del Pd. Se tagli le tasse, non ti rimangono abbastanza soldi per migliorare la riforma delle pensioni.
O almeno è questa la conclusione cui è giunto Cesare Damiano, esponente di spicco del Pd e uno dei principali attori del dialogo, tutt’ora in corso, sulle modifiche all’assetto pensionistico. Il democratico ha sardonicamente applaudito alla volontà del premier di abbassare il carico fiscale ma ha altrettanto sardonicamente rivelato che lo stesso Presidente del Consiglio potrebbe essere tentato di sacrificare le pensioni sull’altare della fiscalità.
Pensioni INPS: Boeri contro tutti
L’intervento di Matteo Renzi, e il conseguente riassetto della strategia economica del Governo, non è l’unico ostacolo che il cammino verso una vera e soprattutto utile riforma delle pensioni sta incontrando. Il primo ostacolo è stato posto, ormai mesi fa, dalla Consulta che, con la dichiarazione dell’illegittimità del blocco delle indicizzazione, ha di fatto imposto al Governo di spostare le risorse proprio sul ripristino, seppur parziale, di questo diritto. Si ritorna sempre allo stesso punto: le risorse sono poche, dunque “delle due, l’una”.
Peccato che “due” in questo caso rischi di essere “tre”, “quattro” e addirittura “cinque”, soprattutto se di mezzo di sono le pensioni precoci INPS. A spingere verso l’ulteriore impiego di denaro a prescindere da eventuali modifiche della riforma Fornero è, a sorpresa, lo stesso Tito Boeri, che dell’INPS è il capo.
Non prevede un ritocco delle pensioni, non in senso positivo (anzi, vorrebbe un contributivo totale). Bensì ipotizza una forma di supporto dei lavoratori o e dei non lavoratori che, per motivi di età, non possono ancora accedere ai contributi pensionistici: un reddito di cittadinanza degli Over 55. Ovviamente, a differenza di quanto accadrebbe con una vera riforma delle pensioni, a pagare sarebbe lo Stato e non l’INPS.
Rimane in campo, ma prosegue in sordina, le ipotesi per “quote”. Le pensioni precoci INPS verrebbero erogate solo a chi ha un numero di anni anagrafici e di versamento che sommati sono pari ad almeno 100 (per alcuni sarebbe meglio 97). Questa è la proposta maggiormente condivisa, ma allo stesso tempo maggiormente contrastata, visti i suoi costi elevati.