Pensioni donne 2016: la nuova opzione donna al vaglio del Governo

Pensioni donne 2016 a 62 anni: arriva la nuova quota donna

Novità sul fronte pensioni. Stando alle ultime indiscrezioni, il Governo sarebbe a lavoro per mettere a punto una soluzione per il pensionamento anticipato delle donne a partire dal 2016. Dal prossimo anno le lavoratrici potrebbero andare in congedo con 62-63 anni di età e 35 di contributi.

Una nuova “opzione donna” che al posto del ricalcolo contributivo prevede una riduzione dell’assegno pensionistico calcolata in base alla speranza di vita. Un decremento che sarebbe di circa il 10% per chi va in pensione con tre anni di anticipo rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia.

Una soluzione che se da un lato può sembrare controproducente, dall’altro appare assolutamente necessaria. Senza interventi sulla riforma Fornero infatti il prossimo anno le dipendenti del settore privato si vedranno aumentare ulteriormente l’età di vecchiaia, che passerà da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi (1 anno e 10 mesi in più rispetto a quest’anno).

Pensioni donne 2016 con uscita anticipata

Ma quali sono i vantaggi dell’uscita anticipata a 62 anni? Sebbene il 10% sia una quota non indifferente, la penalizzazione risulta meno pesante di quella prevista dall’opzione donna in vigore fino alla fine del 2015. La nuova opzione infatti non prevede il ricalcolo contributivo sull’intera vita lavorativa, ma solo un sistema di riduzioni legato alla speranza di vita. In pratica chi decide di andare in pensione prima dell’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia avrà un assegno decurtato

Ma questo non è tutto. Il Governo sta pensando anche a una soluzione per chi perde il lavoro a pochi anni dal congedo. Si tratta dell’“opzione uomo”, ossia la possibilità di accedere alla pensione con 3 anni di anticipo rispetto all’età di vecchiaia, che dal 2016 sarà fissata a 66 anni e 7 mesi.

Pensioni donne 2016: cosa succede in caso di perdita del lavoro

In questo caso è prevista una decurtazione dell’assegno definita in base all’equità attuariale, ossia all’aumento del periodo in cui il lavoratore percepirà il trattamento previdenziale. Tra le ipotesi al vaglio troviamo anche il cosiddetto prestito pensionistico e una sorta di assegno di solidarietà (per le situazioni particolarmente disagiate).

“Sappiamo che c’è un aspetto da risolvere legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla legge Fornero” ha dichiarato il Ministro del Lavoro Poletti. Immediata la replica di Susanna Camusso. “Più che decidere sulle pensioni il governo sta rimpallando la questione da un ministro all’altro” accusa il segretario generale della Cgil.

 

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